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UE, Fake News e Covid-19. Cooperazione, piattaforme e media literacy elementi portanti della resilienza europea.


12/06/2020

DISINFORMAZIONE E COVID-19. La disinformazione, fenomeno risalente ma reso più complesso e pericoloso in virtù di alcune peculiarità dell’ecosistema digitale, non ha risparmiato il Covid-19. Anzi, la paura ha favorito da un lato la viralità delle fake news, dall’altro il diffondersi di pratiche commerciali scorrette volte a promuovere prodotti ‘miracolosi’.             

In questo contesto, la comunicazione congiunta della Commissione e dell’Alto Rappresentante UE “Tackling COVID-19 disinformation: getting the facts right” propone una sintesi delle soluzioni già approntate e di alcune nuove azioni avviabili in tempi rapidi.  

Il documento, che sottolinea come i social media siano diventati – ancor più durante il ‘lockdown’ – un mezzo di informazione primario per milioni di cittadini europei [1], si prefigge un approccio inclusivo. Pertanto, tiene conto di tutti gli aspetti e i rischi della disinformazione sul Covid-19, la quale può avere un impatto sia sul comportamento delle persone, e dunque sulla loro salute, sia sulle Istituzioni democratiche e sulla situazione economica europea.



LA RESILIENZA DEL SISTEMA. Obiettivo primario è dunque rafforzare la resilienza dell’Unione, costruita su valori comuni, quali il pluralismo dei media, la trasparenza e i diritti dei consumatori. A tal fine, si legge nella Comunicazione, è necessario non soltanto migliorare il livello di cooperazione tra le Autorità e tra esse e gli stakeholders, ma anche responsabilizzare ulteriormente le piattaforme online, snodo dell’informazione (e della disinformazione) digitale. Accanto a ciò vi è poi la necessità di sensibilizzare i cittadini sul tema, favorendone la partecipazione al dibattito democratico, l’accesso all’informazione attendibile e la media literacy. La capacità dei cittadini di distinguere tra informazione e fake news è difatti un nodo cruciale della questione.



DISINFORMAZIONE VS. CATTIVA INFORMAZIONE. Una distinzione importante, che peraltro attiene ad alcuni meccanismi incentivanti della disinformazione online (profilazione algoritmica, advertising revenues, viralità), è posta innanzitutto tra disinformazione e cattiva informazione. La prima è intenzionale e, rientrando il più delle volte in un’ampia strategia o campagna di disinformazione, mira tendenzialmente a conseguire un obiettivo ideologico o economico. La seconda, invece, non è finalizzata a un simile obiettivo e può derivare, ad esempio, dalla condivisione involontaria di informazioni errate sui social media da parte dei cittadini.

I RISCHI DELLA DISINFORMAZIONE. Oltre ai già citati rischi per la salute e la sicurezza, le fake news pongono anche il problema della diffusione di hate speech e di teorie cospirazioniste sull’epidemia, con un possibile impatto sulla coesione sociale. Per fronteggiare tali fenomeni è necessaria una risposta comune e forte, elemento che enfatizza la cooperazione tra Autorità, media, giornalisti, società civile e piattaforme online, con attività di smascheramento e rimozione della disinformazione.        

Anche per quanto riguarda i diritti dei consumatori la soluzione non può che passare (anche) per un ruolo attivo delle piattaforme: su impulso e con il coordinamento della Commissione, esse hanno peraltro già rimosso milioni di inserzioni riguardanti prodotti Covid-19 non sicuri. Nel breve termine, le autorità nazionali dovranno continuare a monitorare i mercati interessati da queste pratiche commerciali sleali. Per il futuro, inoltre, la Commissione si propone di fornire un common toolbox specifico per l’analisi delle pratiche scorrette legate al Covid-19.           

Infine, la Comunicazione non sottovaluta neppure l’interesse che alcuni Stati terzi potrebbero avere nel porre in essere campagne di disinformazione relative al Coronavirus in Europa, al fine di minare il dibattito democratico ed esasperare la polarizzazione sociale, né la potenziale futura disinformazione sui vaccini per il virus. Sono queste problematiche da affrontare con visuale ampia, da ciò l’importanza della cooperazione europea con Stati terzi.   

PIATTAFORME ONLINE E TRASPARENZA. Per quanto riguarda l’ecosistema digitale, un ruolo di primo piano ha avuto e continua ad avere il Codice di condotta per le piattaforme online, di cui la Commissione ora sta ipotizzando un aggiornamento specifico sulla disinformazione legata al Covid-19, con un agile sistema di monitoraggio e report. Alle piattaforme verrà infatti richiesto non soltanto di trasmettere dettagliate relazioni mensili sulle azioni intraprese per limitare la disinformazione e promuovere i contenuti attendibili, ma anche di limitare il posizionamento pubblicitario legato alla disinformazione (togliendo un incentivo alla disinformazione), nonché di rafforzare la collaborazione con verificatori di fatti e ricercatori, soggetti che avranno peraltro un rinnovato sostegno da parte dell’Unione.                 

PLURALISMO E MEDIA LITERACY. Altri aspetti fondamentali presi in considerazione dalla Comunicazione sono, infine, la garanzia di un dibattito plurale e la media literacy dei cittadini europei. Sul primo versante, si sottolinea il servizio essenziale svolto da media liberi e indipendenti, proponendo un più consistente sostegno delle Istituzioni ai media attendibili, pur nel rispetto della loro indipendenza. Sul secondo versante, è necessario prestare attenzione all’alfabetizzazione digitale non soltanto della società del suo complesso, ma soprattutto dei soggetti più vulnerabili, quali i giovani e i bambini. In questo senso, è di fondamentale importanza che i cittadini abbiano accesso nella propria lingua a risorse informative attendibili. 

© Graziadei Studio Legale

[1] «This ‘infodemic’ feeds on people’s most basic anxieties. Social confinement has obliged millions of people to stay in their homes, increasing the use of social media including as means of access to information, while online platforms, fact-checkers and social media users are reporting millions of false or misleading posts. Given the novelty of the virus, gaps in knowledge have proven to be an ideal breeding ground for false or misleading narratives to spread.»             

Ulteriori informazioni: dal link sottostante è possibile raggiungere la pagina ufficiale della Comunicazione UE Tackling COVID-19 disinformation - Getting the facts right.

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