AGCM ha recentemente pubblicato la sua Relazione annuale sull’attività svolta. Il Report, presentato dal Presidente Pitruzzella, fa il punto sulle tendenze dell’economia digitale e sulle modifiche che le novità tecnologiche stanno apportando alla struttura dei mercati.
Agcm parte dalla considerazione che l’ambiente digitale costituisce sempre più uno spartiacque tra le diverse tipologie di attori esistenti sul mercato. Fenomeni come i Big Data rappresentano fattori di asimmetria tra le grandi imprese e tutti gli altri soggetti. Infatti, se è vero che lo sviluppo del settore ICT crea nuovi e interessanti mercati per le imprese, e nuove e convenienti opportunità per i consumatori, è vero anche che il rapido progresso dell’economia digitale sta lasciando indietro i soggetti economici più piccoli, creando nuove forme di monopolio basate sull’utilizzo della rete internet.
È il concetto di “data driven innovation”. Si tratta dell’analisi e dell’utilizzo dei dati raccolti in rete per migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi offerti e, inoltre, per offrire al consumatore esperienze innovative, basate sul suo feedback. Una simile dirompente possibilità richiede però l’utilizzo di strumenti tecnologici davvero sofisticati, come appunto la Big Data Analysis, non alla portata di tutti. Quello dei Big Data è un mercato in grande espansione, considerando che il suo valore si aggirava attorno ai 17 miliardi di dollari nel 2015 e che le stime di crescita sono sempre più ampie.
Tuttavia, secondo Agcm i Big Data, per la loro esclusività, cioè per il fatto di essere utilizzabili soltanto dalle aziende più forti e strutturate, e per la loro pervasività, cioè per il fatto di includere in sé una grande quantità di dati degli utenti, pongono due differenti problematiche.
Esiste un problema antitrust: il controllo dei dati attribuisce all’impresa che li possiede una dominanza non soltanto sul suo mercato di partenza, ma anche su altri mercati collegati. Ed esiste un problema privacy: la profilazione degli utenti è sempre più invasiva e conta su un numero di dati talmente ampio, ed analizzati in modo talmente preciso, da restituire un’immagine precisa dell’utente cui si riferiscono.
Le Istituzioni europee, dice Agcm, incoraggiano un uso dei Big Data che contemperi due differenti interessi: da un lato, la crescita del mercato unico digitale, dall’altro, la tutela dei dati dei consumatori.
Ma la politica unitaria si trova ad agire in uno scenario economico che, in pochi anni, è mutato profondamente. Tre sono i fattori che Agcm identifica come determinanti per il cambiamento.
Il primo fattore è la crisi economico-finanziaria, iniziata negli USA e diffusasi anche in Europa. Essa ha modificato e continua a modificare la governance economica europea.
Il secondo fattore è la quarta rivoluzione industriale. Le tecnologie digitali hanno creato nuovi mercati e nuovi modelli di business. E questo non soltanto nei segmenti di mercato più strettamente tecnologici, come quelli legati all’offerta di servizi digitali, ma anche in tutti gli altri settori economici. Esempi ne sono i settori alberghiero e manifatturiero, la cui filiera tradizionale si è modificata in funzione delle nuove possibilità offerte dal digitale.
Il terzo fattore è la globalizzazione, fenomeno sempre più compiuto che ha però prodotto una reazione contraria, cioè nuove spinte protezionistiche, specialmente a seguito delle ultime elezioni statunitensi.
Questi tre fattori, secondo Agcm, hanno minato l’equilibrio economico costruito a partire dalla fase successiva alla Seconda Guerra Mondiale. Ciò pone nuove sfide anche per la stessa Agcm, che accanto alle tradizionali attività di cura del benessere del consumatore e di conservazione della struttura dei mercati, è chiamata a lavorare anche per ulteriori obiettivi. Ad esempio, stimolare l’innovazione e la competitività dell’economia, favorire il risparmio pubblico e contrastare le diseguaglianze economiche.
Accanto alle politiche pubbliche, quindi, l’Agcm deve favorire l’innovazione, anche e soprattutto nel campo digitale, dato che oggi “l’innovazione è quasi sinonimo di economia digitale”.
Ma, allora, se questi sono le domande poste dal nuovo contesto economico, quali sono le risposte di Agcm?
Il Presidente Pitruzzella individua alcune linee d’azione per il futuro, che si intersecano ed hanno un fattore comune: la promozione e il miglior utilizzo del digitale da parte delle aziende.
In primo luogo, la possibilità di accedere ai servizi digitali rappresenta una componente essenziale per la competitività di un’impresa. Ogni azienda di ogni settore, quindi, ha bisogno di una grande disponibilità di banda internet. In Italia, dice Agcm, la realizzazione delle infrastrutture di rete è stata rallentata sia dall’assenza del cavo televisivo, che ha reso impossibile il riutilizzo di quell’infrastruttura per la realizzazione della banda larga e ultralarga, sia dalle politiche dell’incumbent Telecom Italia, monopolista sulla rete in rame.
La risposta di Agcm, in questo campo, è consistita nel porre fine alla rendita di posizione sul rame da parte del monopolista. Ciò ha stimolato l’innovazione, favorendo lo sviluppo dei piani di realizzazione della banda ultralarga previsti dal Governo. La concorrenza dinamica sviluppatasi nel settore delle reti di nuova generazione sta dando i suoi frutti: secondo i dati dell’Agcm relativi al 2017, l’87% delle abitazioni ha accesso a una rete NGA, contro il 32% del 2014. Tuttavia, il dato dell’effettivo utilizzo è significativamente inferiore alla media europea.
La concorrenza si sta d’altra parte sviluppando tanto nelle reti fisse quanto nelle reti mobili, con la nascita o l’ingresso di nuovi competitor.
L’ambito della rete fissa ha visto l’arrivo di Open Fiber, società di Enel vincitrice dei primi due bandi di gara Infratel per la realizzazione delle infrastrutture di nuova generazione nelle aree bianche del Paese. Il progetto di Open Fiber, operatore non verticalmente integrato, consiste nella realizzazione di una rete interamente in FTTH, cioè l’unica tecnologia che garantirà una scalabilità a prova di futuro.
Ma anche un’altra iniziativa sembra smuovere lo status quo delle reti italiane, e cioè Flash Fiber, newco di Telecom Italia e Fastweb nata per la realizzazione di una rete interamente in banda ultralarga in alcune delle principali città italiane; si tratta di un progetto a cui l’Agcm ha già dato il benestare sotto il profilo concorrenziale.
L’ambito della rete mobile ha assistito, invece, alla fusione tra Wind e H3G. Una concentrazione accettata da Agcm con rimedi, consistiti nella liberazione di uno slot nel settore degli operatori di rete, occupato ora dalla nuova entrante Iliad.
Sempre nel settore mobile Agcm ricorda poi un’importante iniziativa a favore dei consumatori, cioè lo stop alla scelta concordata degli operatori di aumentare il canone a seguito del passaggio dalla fatturazione ogni quattro settimane alla fatturazione mensile.
Non bisogna dimenticare, poi, una riflessione di Agcm sull’integrazione cui si sta assistendo tra settori apparentemente slegati: quello delle infrastrutture di rete e quello dei contenuti offerti sulle reti. Lo sviluppo di reti più performanti e la modificazione nelle abitudini di fruizione dei contenuti audiovisivi da parte degli utenti, sempre più spostate verso il digitale, vedono un intreccio tra il settore tlc e l’audiovisivo.
Non solo concentrazioni tra operatori di rete, ma anche integrazione verticale tra chi fornisce reti e chi produce contenuti.
In secondo luogo, nel nuovo contesto economico digitale, le aziende non possono prescindere dall’utilizzo delle piattaforme digitali, quali ad esempio i social network. Tali piattaforme, quindi, diventano dei veri e propri gatekeeper nell’accesso al mercato da parte delle aziende. Un esempio che Agcm porta a sostegno di questa tesi è la pratica di Booking.com, conosciuta come “Most Favoured Nation”: una clausola imposta agli albergatori che ostacolava la concorrenza nel settore di riferimento e la crescita delle altre piattaforme online. Gli impegni di Booking.com nel modificare tale clausola hanno garantito un maggior dinamismo in quello specifico segmento.
A fronte di un utilizzo del digitale quale barriera per i nuovi entranti, esistono casi in cui l’innovazione online viene invece ostacolata dal mercato tradizionale. Si parla, in questo caso, dei nuovi orizzonti della sharing economy (esempi sono Uber, Airbnb, MyTaxi): situazione in cui, secondo Agcm, bisogna contemperare gli interessi del mercato tradizionale a non veder ridotto il proprio volume di affari con l’interesse dei consumatori a sfruttare le nuove e vantaggiose opportunità fornite dal digitale.
In terzo luogo, Agcm ricorda ancora una volta l’immenso potere che, sulle piattaforme digitali, i Big Data conferiscono ai giganti di internet. Aziende come Apple, Facebook, Google e Amazon hanno dalla loro parte un vero tesoro di dati, che possono sfruttare per la creazione di nuovi monopoli, a svantaggio non solo dei competitor ma anche dei consumatori. Si ricorda, in questo senso, la scarsa trasparenza offerta all’utente da servizi come Whatsapp e Facebook in alcuni aspetti informativi.
Sul tema dei Big Data, peraltro, Agcm ricorda anche la collaborazione in corso con le altre Autorità, quali Agcom e Garante Privacy, per integrare e potenziare le rispettive competenze e metterle al servizio di una migliore gestione dei nuovi mercati digitali.
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