CORONAVIRUS E CONSUMATORI. Il diffondersi del Coronavirus, oltre a rappresentare una minaccia per la salute dei cittadini e per il mercato unico europeo, sta ponendo nuove sfide anche nel campo della tutela dei consumatori sulle piattaforme online.
In particolare, si sta assistendo alla proliferazione di pratiche commerciali sleali che, sfruttando tecniche di marketing ingannevoli, fanno leva sulla paura del Covid-19 per aumentare le vendite di prodotti 'miracolosi': mascherine, disinfettanti e altri prodotti, cui viene falsamente attribuita la capacità di prevenire o curare il virus.
Dato l’interesse generale al mantenimento di un ambiente digitale sicuro per i consumatori, la Commissione UE ha coinvolto le principali piattaforme (marketplace, social media, search) in un'azione di contrasto comune alle pratiche dei vendor scorretti.
L'iniziativa, che a breve si illustrerà, parte dalla Posizione Comune espressa da Commissione e Consumer Protection Cooperation Network: la necessità di uno sforzo unitario per prevenire e rimuovere il fenomeno delle vendite e delle promozioni illecite.
IL CONTESTO NORMATIVO. Come ricordato dalle Istituzioni europee, il contesto normativo in cui si inserisce questa iniziativa è formato, in primo luogo, dalla Direttiva e-commerce (Dir. 2000/31/CE) e dalla Direttiva 2005/29/CE relativa alle pratiche commerciali sleali (modificata dalla Direttiva UE 2019/2161).
La prima impone alle piattaforme online di mettere in atto misure correttive appropriate quando vengano a conoscenza di attività illegali presenti sui loro siti.
La seconda, invece, vieta le pratiche commerciali sleali ed è stata recentemente interessata da una riforma, il ‘New Deal For Consumers’, che persegue importanti obiettivi di modernizzazione dell'ecosistema digitale per i consumatori. Tra i principali obiettivi: maggiore trasparenza per i marketplace online, per le recensioni dei consumatori e per i meccanismi di prezzi personalizzati; estensione dei diritti dei consumatori anche ai servizi digitali 'gratuiti' in cui gli utenti cedono dati (es. social media, cloud); più informazioni al consumatore circa i criteri che determinano il posizionamento dei prodotti nelle pagine.
LE MOSSE DELLA COMMISSIONE UE. Partendo dai summenzionati presupposti, la Posizione Comune espressa dalla Commissione UE e dal Consumer Protection Cooperation Network ha indicato la necessità di un approccio unitario e di una collaborazione tra Istituzioni e piattaforme per fronteggiare con meccanismi coordinati le pratiche commerciali sleali che avvengono sulle piattaforme online in relazione a prodotti od offerte collegati al Coronavirus. Tra queste pratiche scorrette, il documento cita, ad esempio, le false affermazioni che un prodotto prevenga o curi il Covid-19, le tecniche di vendita ingannevoli (es. 'false scarcity claims') e gli ingiustificati aumenti di prezzo.
Il Commissario per la Giustizia e i consumatori, Reynders, ha inoltre inviato una lettera alle principali piattaforme online (fra cui Amazon, Google, Facebook). In essa si sottolinea l'importanza – in primis per le piattaforme stesse – di salvaguardare l'ecosistema digitale, e dunque di agire per la tutela dei consumatori in un momento di massima vulnerabilità come quello attuale. Alle piattaforme è dunque richiesto di porre in essere tutte le misure idonee a contrastare le pratiche commerciali illegali che trovino luogo sui propri siti, informandone la Commissione.
LE MISURE ADOTTATE DALLE PIATTAFORME. In un contesto digitale in cui controlli preventivi e procedure di 'notice and action' si contemperano, la risposta delle piattaforme online consiste non soltanto nell'apertura di appositi canali di comunicazione a vantaggio delle segnalazioni autoritative, ma anche (e soprattutto) nell'adozione di efficaci misure di contrasto alle pratiche sleali.
Tra le misure comunicate alla Commissione UE dalle principali piattaforme è possibile menzionare: il monitoraggio delle inserzioni mediante parole chiave e categorie di prodotti 'a rischio'; il controllo degli aumenti di prezzo e delle promozioni mediante algoritmi; il blocco temporaneo di vendita e promozione di alcune categorie di prodotti; il 'white listing' dei venditori affidabili per le categorie di prodotti interessati e il 'delisting' dei venditori non compliant; la rimozione dei prodotti oggetto di pratiche commerciali illecite.
È inoltre interessante notare che alcune piattaforme, come Google, hanno posto l'accento anche sul tema più generale della prevenzione della disinformazione sul Coronavirus.
RACCOMANDAZIONI AI CONSUMATORI. La Commissione UE, da ultimo, si è premurata di pubblicare un elenco di raccomandazioni che aiuti gli utenti delle piattaforme online a riconoscere le pratiche illecite dei seller.
In particolare, i consumatori dovrebbero prestare particolare cautela rispetto a quelle offerte e comunicazioni pubblicitarie che: attribuiscono a un prodotto la capacità di prevenire o curare il Coronavirus; citano fonti non ufficiali a supporto di tali affermazioni; citano autorità o istituzioni a supporto di tali affermazioni, ma senza fornire link o riferimenti a documenti ufficiali; forniscono al consumatore informazioni quali 'disponibile solo oggi', 'in rapido esaurimento' e simili; sfruttano l'asimmetria informativa sulle condizioni di mercato per fornire informazioni quali 'il prezzo più basso sul mercato', 'l'unico prodotto in grado di' e simili.
© Graziadei Studio Legale
Ulteriori informazioni: link al sito della Commissione UE