Democrazia e sistema informativo. Un’informazione attendibile e pluralista è uno dei prerequisiti di un sistema democratico: è questo il punto di partenza del recente Piano d’azione per la democrazia europea della Commissione UE [1]. Essa richiede un percorso trasversale e multilivello, che coinvolge non soltanto le autorità, ma anche le piattaforme digitali, sempre più protagoniste della circolazione e della diffusione delle notizie, e i cittadini, la cui alfabetizzazione mediatica, incluso un approccio critico alle news, gioca un ruolo chiave nel processo di formazione delle opinioni che presiede alla vita democratica.
La crescente digitalizzazione della società, della comunicazione elettorale e dell’informazione sta infatti aprendo - accanto a nuove opportunità - anche nuove minacce: ad es., strategie di disinformazione, attacchi informatici, finanziamenti politici provenienti da fonti non controllate. Tutti elementi che - sottolinea la Commissione - comportano tanto un rischio per l’integrità delle elezioni, e dunque per la tenuta della democrazia, quanto una polarizzazione delle opinioni, soprattutto nell’ambito di piattaforme come i social media.
Il ruolo delle piattaforme e degli algoritmi. Le piattaforme digitali, del resto, rivestono un ruolo inedito, sui generis, potendo essere sfruttate da chi vuole diffondere fake news per ottenere un accesso immediato a un pubblico ampio, oltre che a strumenti tecnologici (profilazione e microtargeting) idonei ad accrescere notevolmente la portata della disinformazione.
Proprio per questo, soprattutto in ambito politico ed elettorale, le piattaforme lasciano emergere un’esigenza ancor più sentita di tutela dei dati personali degli utenti - fattore abilitante dell’efficacia comunicativa online - e richiedono dunque una più attenta valutazione del ruolo degli algoritmi “opachi”, ormai veri e propri 'filtri’ dell’informazione online; essi, infatti, possono essere sfruttati per adattare e veicolare un determinato contenuto politico a un determinato pubblico di riferimento, aumentando la portata e l’efficacia del messaggio, o per dare vita a narrazioni polarizzanti.
I tre profili della Comunicazione. Nel contesto appena delineato, che non è peraltro estraneo a ingerenze propagandistiche esterne, la Comunicazione della Commissione formula alcune risposte a tre profili principali, distinti eppure in reciproca relazione: la protezione dell’integrità delle elezioni, il sostegno alla libertà e al pluralismo dei media, il contrasto alla disinformazione.
Profilo 1: proteggere l’integrità delle elezioni. Per quanto riguarda il primo tema, cioè la promozione di elezioni libere e regolari e di una forte partecipazione democratica, la Commissione - partendo dal presupposto che il rispetto delle norme elettorali, in ambiente online, può rivelarsi particolarmente complesso - elabora una serie di azioni volte ad incrementare la trasparenza della pubblicità e della comunicazione politica, a fornire regole più chiare per il finanziamento dei partiti politici europei e a rafforzare la cooperazione europea.
Nel 2021 sarà formulata una proposta legislativa sulla trasparenza dei contenuti politici sponsorizzati, che si rivolgerà anche alle piattaforme, con l’intento di chiarire le responsabilità di ciascun soggetto coinvolto. In tale ambito, spiega la Comunicazione, verrà anche esaminata la possibilità di limitare ulteriormente la profilazione per scopi politici e di imporre obblighi specifici, come la trasparenza sul prezzo pagato per l’advertising e sui criteri per l’individuazione del target.
Sul piano del finanziamento dei partiti, la revisione dell’attuale Regolamento n. 1141/2014, che avrà l’obiettivo di prevenire finanziamenti indiretti provenienti dall’esterno dell’UE, sarà accompagnata anche dalla realizzazione di alcuni nuovi strumenti software, ad es. finalizzati ad individuare irregolarità nei conti dei partiti. La resilienza del sistema elettorale passerà inoltre da un nuovo meccanismo operativo di livello europeo, dalla protezione informatica delle infrastrutture elettorali, da un rinnovato equilibrio della copertura mediatica elettorale (attualmente, rileva la Commissione, c’è discrepanza tra media tradizionali e piattaforme).
Profilo 2: sostenere il pluralismo informativo. Sul tema del pluralismo, uno degli obiettivi è sostenere mezzi di informazione liberi e indipendenti. Ciò, per la Commissione, richiederà un’azione coordinata, al fine di consentire ai media di cogliere le opportunità (anche economiche) del digitale e di tutelare i giornalisti da pressioni e minacce (anche online), oltre che da azioni legali “bavaglio”.
Per incrementare la fiducia nei media, si ritiene inoltre necessario un rigoroso rispetto di norme e standard professionali. Nell’ambito della tutela del pluralismo informativo, anche per le conseguenze economiche del Covid-19, non mancano poi alcune considerazioni di carattere antitrust: la riflessione della Commissione verte in particolare sul bilanciamento tra sostegno economico ai media, affinché questi restino liberi e indipendenti, e necessità di garantire che l’informazione si sviluppi in un contesto di mercato e di concorrenza. Un peso rilevante ha anche il ruolo delle piattaforme nella concentrazione dei media: la Commissione propone in tal senso alcune azioni volte a incrementare la trasparenza e la pluralità dei media, anche quanto agli assetti proprietari.
Profilo 3: contrastare la disinformazione. Il terzo ed ultimo elemento cardine della Comunicazione è rappresentato dal contrasto alla disinformazione. La Commissione pone innanzitutto una distinzione tra la ‘cattiva informazione’, cioè la condivisione di contenuti falsi o fuorvianti priva di intento malevolo, e la vera e propria ‘disinformazione’, cioè l’intenzionale diffusione di fake news a scopo economico o decettivo.
Accanto alla disinformazione, altri fenomeni di particolare pericolosità sono le ‘operazioni di influenza delle informazioni’ da parte di soggetti nazionali o esterni e le ‘ingerenze straniere nello spazio informativo’. Al riguardo, l’UE intende ridurre la monetizzazione della disinformazione, aumentare la visibilità dei contenuti attendibili, intensificare la verifica dei fatti, limitare con adeguate misure la diffusione di contenuti fake.
Ciò richiederà tuttavia uno spazio digitale più trasparente ed affidabile, oltre a nuove responsabilità per le piattaforme, in particolare sul modo in cui esse “moderano i contenuti, sulla pubblicità e sui processi algoritmici” [2]. Sotto questo profilo, per la primavera del 2021 è atteso un aggiornamento del Codice di Condotta contro la disinformazione.
Da ultimo, la Commissione sottolinea che per fermare la diffusione delle fake news è fondamentale - accanto all’introduzione di più efficaci misure tecniche - incrementare la media literacy dei cittadini, mediante progetti che vedano coinvolti la società civile, gli istituti di istruzione superiore e i giornalisti.
© Graziadei Studio Legale
Ulteriori informazioni: European democracy action plan consultabile al link segnlato in basso.
[1] Comunicazione 3.12.2020 COM(2020) 790 final.
[2] Per le piattaforme maggiori, il Digital Service Act prevedrà un obbligo di “valutare i rischi connessi ai loro sistemi … per la tutela degli interessi pubblici e dei diritti fondamentali”, con la conseguenza che esse dovranno sviluppare “adeguati strumenti di gestione dei rischi e adottare misure per proteggere l’integrità dei loro servizi dall’uso di tecniche manipolative”.