Dopo la Relazione annuale del Garante Privacy e quella di Agcm, è oggi l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni a sottoporre alle Camere il proprio operato e i propri programmi di lavoro.
Al centro del discorso, il Presidente uscente Cardani ha posto non soltanto l’analisi dei cambiamenti giuridici e tecnologici che hanno influenzato il settennato consiliare, ma anche (e soprattutto) una riflessione sugli indirizzi programmatici necessari a governare i cambiamenti futuri.
Sotto il profilo istituzionale, del resto, il ruolo di Agcom ha assunto una rilevanza via via maggiore, non solo in Italia, ma anche in Europa, nel modello di governance settoriale che vede la collaborazione della Commissione UE e del consesso dei regolatori nazionali, il BEREC.
Il percorso di armonizzazione euro-unitaria dei mercati regolamentati, perseguito dalle Authorities, vede ormai una piena centralità delle tematiche digitali nel processo di crescita istituzionale ed economica, motore e fulcro delle innovazioni e dell’assetto concorrenziale dei mercati. Da questo punto di vista, il Regolamento Digital Single Market, il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, la revisione della Direttiva SMAV e la recentissima Direttiva copyright costituiscono l’ossatura di una strategia complessiva che mira ad «aggiornare e adeguare il framework del […] settore al nuovo contesto tecnologico e alle nuove dinamiche di mercato».
E’ in questo contesto, caratterizzato da una ormai matura convergenza tecnologica, che si concretizza quindi una nuova esigenza, quella di assicurare a ciascun individuo una vera e propria «cittadinanza digitale europea», con la predisposizione di un apparato regolatorio che tuteli adeguatamente i diritti del cittadino/consumatore nel nuovo ecosistema.
La data economy, che permea trasversalmente quasi ogni segmento di mercato, richiede d’altra parte alle Istituzioni di dare impulso a un innalzamento del livello medio di alfabetizzazione digitale, cioè della capacità dell’individuo di maturare una «piena cognizione della propria identità digitale», al fine di fronteggiare le ‘sabbie mobili’ dei Big Data, del Machine Learning e dell’Intelligenza Artificiale, temi che in un modo o nell’altro fanno ormai parte della quotidianità.
Per parte loro, le Autorità sono chiamate a un’attenta riflessione sull’indirizzo da imprimere alla regolazione delle novità tecnologiche, al fine di traslare correttamente, in ambiente digitale, la tutela di diritti costituzionali come la privacy, l’informazione e la dignità. Esempio di questo ruolo è l’indagine conoscitiva congiunta Agcom/Agcm/Garante Privacy sui Big Data, ancora in corso: Agcom ritiene, sul punto, che si debbano sfruttare appieno «le sinergie tra strumentazione ex post ed ex ante», non bastando il solo intervento ex post.
Il digitale, inoltre, rappresenta il vero trait d’union che lega i vari ambiti regolamentari illustrati dal Presidente Cardani. Lo si può riscontrare perfino nel settore postale, dove si registra un netto calo della corrispondenza tradizionale (-29% in 5 anni), in favore delle comunicazioni elettroniche, ma una decisa crescita delle spedizioni di pacchi, legata alla diffusione dell’e-commerce (+56% in 5 anni). Sul versante regolatorio, peraltro, l’Autorità sottolinea che le linee guida dell’intervento regolatorio nel settore postale sono state il raggiungimento del più alto grado di integrazione e coesione sociale, nonché di qualità del servizio, anche a vantaggio delle zone remote o disagiate, oltre alla puntuale disciplina dei rapporti tra incumbent e altri operatori, finalizzata alla creazione di un mercato effettivamente concorrenziale.
Il tema su cui la Relazione è imperniata, tuttavia, anche alla luce dell’asta record per l’assegnazione delle frequenze 5G dello scorso settembre, è la regolazione delle reti di comunicazione elettronica e, conseguentemente, dei contenuti.
Per quanto riguarda i mercati di rete fissa e di rete mobile, l’incremento verificatosi nella competizione infrastrutturale, anche in vista della nuova generazione, è stato agevolato da una regulation orientata a favorire i co-investimenti in fibra e la separazione funzionale. Nel giro di pochi anni, l’Italia ha abbandonato la coda della classifica e si è posizionata sopra la media europea per copertura territoriale della banda ultra-larga (90% del territorio, a fronte dell’83% europeo). Sebbene la domanda si collochi ancora al di sotto della media (in crescita al 15%, contro il 35% dell’area euro-unitaria), a parere dell’Autorità i frutti del roll out infrastrutturale si vedranno soprattutto a partire dal 2020.
Particolare attenzione si dovrà porre, allora, sul governo della risorsa scarsa. La gestione dello spettro da parte di Agcom, ricorda Cardani, si è sempre contraddistinta per procedure trasparenti e semplici, misure pro-competitive e pronta assegnazione delle risorse disponibili. Principi, quelli della trasparenza e del favor concorrenziale, che hanno trovato posto anche nell’asta 5G, e che dovranno ora dispiegarsi sia nel «riassetto del sistema radiotelevisivo» conseguente al passaggio della banda 700 MHz alle telco, sia nella contendibilità futura della nuova risorsa, che resta ‘scarsa’ anche con l’evolversi della tecnologia.
L’ultima delle tante sfide cui Agcom dovrà rispondere, come anticipato, è poi quella della regolazione dei contenuti su internet, ambiente caratterizzato da ampi vuoti normativi. La tutela del pluralismo, della concorrenza e dei consumatori dovrà passare, in questo settore, per misure capaci di favorire il nuovo senza però far arretrare il perimetro regolatorio. In proposito, con la crescita esponenziale del fenomeno, l’Autorità ritiene ormai maturi i tempi per avviare un’analisi del mercato dell’online advertising.
© Graziadei Studio Legale
Ulteriori informazioni: Relazione annuale Agcom scaricabile in pdf, link al sito Agcom.