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Green Deal UE: progettazione sostenibile, diritti dei consumatori e riduzione dei rifiuti al centro del 'Piano per l’Economia Circolare'


13/03/2020

IL CIRCULAR ECONOMY ACTION PLAN. La sostenibilità ambientale di prodotti e servizi è da tempo al centro delle politiche euro-unitarie, e di recente ha portato alla presentazione dell’European Green Deal.

Come parte di questa strategia, la Commissione UE ha ora adottato il “Circular economy action plan” – COM(2020) 98 final del 11.03.2020 – un documento programmatico che ha il triplice obiettivo di adeguare il modello economico europeo alla sostenibilità, rafforzare la competitività proteggendo l’ambiente e attribuire nuovi diritti ai consumatori.



CHE COS’E’ L’ECONOMIA CIRCOLARE. Nella visione proposta dalla Commissione, il fulcro della sostenibilità è rappresentato dal concetto di 'economia circolare', definibile come un modello di produzione e di consumo che estende il ciclo di vita dei prodotti e, una volta che questi siano esauriti, ne reintroduce i materiali all'interno della filiera economica: li reintroduce, appunto, nel circolo economico, contribuendo a ridurre la quantità di rifiuti e a generare ulteriore valore.

L’economia circolare, come affermato, fa sì che le risorse impiegate nella produzione siano mantenute per più tempo possibile nel sistema economico. E’ quindi facile intuire che – sebbene la raccolta differenziata ed il riciclo rappresentino due fattori chiave di tale modello – essa vada anche oltre.



PROGETTAZIONE SOSTENIBILE E CONSUMER AWARENESS. Il modello economico proposto apporta infatti un cambiamento non soltanto nelle tradizionali modalità di produzione di beni e servizi, ma anche nelle modalità di consumo. Ecco, allora, che elementi quali la ‘sustainability-by-design’ e la ‘consumer awareness’ acquisiscono un ruolo centrale nel passaggio dall'economia lineare a quella circolare.

Le basi su cui poggia l’intero ragionamento sono ben spiegate dalle parole con cui il vice-presidente esecutivo per l’European Green Deal, Timmermans, ha presentato la comunicazione: «Many products break down too easily, cannot be reused, repaired or recycled, or are made for a single use only». A ciò si aggiunge quanto detto dal Commissario per l’ambiente Sinkevičius: «The new plan will make circularity the mainstream of our economy. We offer decisive action to change the top of the sustainability chain – product design».

UN NUOVO MODELLO ECONOMICO. Si comprende allora con chiarezza che l’economia circolare non punta a una sostenibilità di facciata, ma a un generale ripensamento del sistema economico tradizionale, a partire dalla progettazione, cioè dalla fase in cui si determina fino all’80% dell’impatto ambientale dei prodotti.

L’approdo a un’economia climaticamente neutrale, la dissociazione della crescita economica dall’uso delle risorse e l’avvio di un modello di crescita rigenerativo per il pianeta sono considerati passi fondamentali. Essi tuttavia richiedono, perché non restino solo su carta, l’implementazione di un quadro strategico e normativo organico, che renda il prodotto sostenibile la norma, e non l’eccezione.

LE INIZIATIVE LEGISLATIVE. Sotto questo profilo, la Comunicazione richiama alcune iniziative legislative già intraprese, quali ad esempio la direttiva sulla progettazione ecocompatibile o l’introduzione del marchio di qualità ecologica UE (Ecolabel) o ancora i criteri eco-friendly previsti per gli appalti pubblici. Eppure, al tempo stesso, si evidenzia la necessità di un approccio più organico, che imponga la compatibilità ambientale a tutte le tipologie di prodotti e servizi immesse sul mercato.

La proposta legislativa verterà quindi in primo luogo sull’estensione delle norme relative alla progettazione ecocompatibile alla più ampia gamma di prodotti; altre possibili iniziative riguarderanno poi: il miglioramento della durabilità, riutilizzabilità e riparabilità dei prodotti; l’aumento del contenuto riciclato nei prodotti; la limitazione dei prodotti monouso e la lotta all’obsolescenza prematura; l’introduzione di un divieto di distruzione dei beni durevoli invenduti; la promozione del modello product-as-a-service.

I PRIMI SETTORI INTERESSATI. Nei settori dell’elettronica e delle information technologies, i dispositivi digitali dovranno essere progettati e realizzati in una maniera tale che se ne garantisca un utilizzo più duraturo, senza peraltro che ne siano compromesse significativamente le prestazioni. Le principali iniziative che interesseranno la lotta all’obsolescenza programmata riguarderanno innanzitutto l’introduzione di un vero e proprio diritto alla riparazione (incluso il diritto di aggiornare i software obsoleti); e, ancora, la regolamentazione dei caricabatterie degli smartphone (inclusa l’introduzione di un caricabatterie universale), la raccolta e il trattamento dei rifiuti delle apparecchiature.

Anche in altri settori dall’importante impatto ambientale, come quelli delle batterie e dei veicoli, degli imballaggi, della plastica, dei prodotti tessili, dell’edilizia e dei prodotti alimentari, il documento conferma poi l’indirizzo programmatico ‘circolare’, sospeso fra la ricalibrazione dei processi produttivi e l’incentivo alla riduzione dei rifiuti e al riutilizzo/riciclabilità dei prodotti esauriti.

IL RIUTILIZZO DEI MATERIALI. L’eccessiva produzione di rifiuti – pari in Europa a 2,5 miliardi di tonnellate annui – rappresenta infatti un tema fondamentale. Il contrasto a questo fenomeno non può che avvenire favorendo un riciclo dei rifiuti di alta qualità, che a sua volta richiede un’efficace raccolta differenziata. Gli obiettivi, ridurre significativamente la quantità di rifiuti e dimezzare entro il 2030 la quantità di rifiuti urbani non riciclati, necessitano poi di ulteriori iniziative, quali una più efficace rimozione dei contaminanti (sostanze tossiche) dai rifiuti e la creazione di un mercato europeo per le materie prime secondarie più efficiente, sicuro ed economico, in modo da favorire la circolarità delle risorse.

Del resto, questo nuovo approccio ai processi produttivi – la Commissione lo ribadisce più volte – è un elemento essenziale per raggiungere la neutralità climatica e la competitività a lungo termine. La circolarità può infatti «determinare risparmio di materie nelle catene del valore e nei processi di produzione e creare nuove opportunità economiche».

VANTAGGI PER IMPRESE E CONSUMATORI. Se da un lato la sostenibilità crea nuove opportunità per le imprese e una minor dipendenza dal costo e dal consumo di risorse, dall’altro porta vantaggi ai cittadini in termini di qualità, durata e sicurezza dei prodotti. La scelta d’acquisto consapevole diviene dunque un altro elemento chiave del cambiamento: la già richiamata consumer awareness dovrà essere pertanto favorita da nuove disposizioni, innanzitutto di carattere informativo. I consumatori, ad esempio, dovranno essere messi in grado di ricevere informazioni sulla durata dei prodotti e sulla disponibilità di pezzi di ricambio e di servizi/manuali di riparazione. 

IL DIRITTO ALLA RIPARAZIONE. La Commissione intende inoltre rafforzare la consumer protection rispetto a fenomeni quali l’ecologismo di facciata e l’obsolescenza prematura. In questo giocherà un ruolo chiave l’istituzione di nuovi diritti, quali il già citato e fondamentale «diritto alla riparazione», oltre alle garanzie estese e all’accesso a servizi di upgrading: in tema di garanzie e prodotti circolari, si potrà ad esempio pensare a una revisione della Direttiva 2019/771.

CONCLUSIONI. Tutto considerato, l’affermazione di fondo del piano d’azione per l’economia circolare sembra quindi essere la seguente: la sostenibilità non è e non va considerata come un ‘adempimento legale’ di cui l’industria e i servizi devono tener conto, quanto piuttosto come il cuore pulsante di un nuovo e ancor più competitivo paradigma produttivo.

Un ecosistema innovativo in cui la tecnologia digitale, l’ampiezza del mercato unico, l’economia collaborativa, la personalizzazione e la relazione col cliente, l’Internet of Things e i Big Data diventano ulteriori fattori abilitanti di un’economia innovativa, dematerializzata e circolare, capace di portare vantaggi alle imprese e ai consumatori, oltre che all'ambiente.

© Graziadei Studio Legale

Ulteriori informazioni: dal link sottostante è possibile raggiungere la pagina ufficiale dedicata all'EU Circular Economy Action Plan.   

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